Camminavamo. Non ce lo aveva ordinato il medico ma suo padre, che era stanco di vederci sotto casa, “attaccati ai muri come manifesti” diceva lui. E quindi andavamo in giro per il quartiere, in centro città o dove capitava e quando faceva buio tornavamo ad incollarci alle pareti.
Camminavamo, e lo si faceva tenendosi per mano, io con la destra e lei con la sinistra, fino a quando per il sudore la presa si allentava e allora ci davamo il cambio: io le prendevo la sinistra e lei mi porgeva la destra.
In casa sua ci entrai solo una volta, forse due e per pochi minuti. In casa mia lei ci entrò due volte: la prima perché dovevo prendere dei dischi e prestarglieli. La seconda per mangiarci una pizza insieme a una comune amica.
Ma a noi piaceva camminare, fino a quando ci sudavano i piedi e pure le mani. E ci piaceva restare incollati come lucertole alle pareti sotto casa, giocare con le correnti d’aria e qualche volta pure con l’ascensore.
Camminavamo senza essere mai stanchi, fino a quando giunti ad un bivio le nostre mani sgusciarono, come solo i pesci sanno fare. Io presi una direzione e lei l’altra, e ci lasciammo così, con le mani umide e appiccicose.
Uhmamma…che tenerezza! Il racconto del tuo primo amore? 🙂
può essere. Proprio in questi giorni pensavo alla massima che dice “il primo amore non si scorda mai”. Secondo me non è vero.
Io in questo periodo mi sto concentrando sul non scordare quello in corso. Che è più importante. Credo. Ma che bello il tuo racconto!
mi piace la tua concentrazione 🙂
🙂
😦 Le storie non dovrebbero finire mai… non quelle belle almeno, e poi mai senza un motivo: ora non venirmi a dire che un motivo c’è sempre, no, non c’è!
uhm…a volte finiscono per esaurimento e per farne nascere di nuove. Però sono d’accordo, le storie belle non dovrebbero mai finire. NOn ci dovrebbe nemmeno essere il “vissero tutti e felici e contenti”. Dovrebbe solo andare avanti senza fine.
Disegno minimalista molto azzeccato! Mi sa che tutti siamo passati per la fase dei grandi camminatori. Si cammina, si cammina e poi a volte ci si divide ma è comunque stato bello camminare insieme.
del resto tutta la vita è così. Un viaggio lungo determinato da molte tappe, compiute con persone diverse.
… per camminare verso nuovi orizzonti.
Guardando il disegno mi sembra di vedere una scelta obbligata… la linea in basso è continua è sembra indicare quasi un muro dal quale o si torna indietro insieme o ci si divide. L’altra interpretazione è che i due si trovano su un promontorio e guardano un sole incerottato 😀
lo so mi devo far vedere da uno bravo 😛
quelli bravi non ci sono più 🙂
Bell’analisi, anche se nella stesura del disegno a tutto questo non avevo pensato. Mi interessava solo disegnare una strada. E mi piace anche il sole incerottato. Quello l’ho fatto proprio male.
Questo camminare e tenersi per mano e poi lasciarsi è molto romantico e nostalgico, mi suscita tanti pensieri.
Grazie di aver condiviso questo racconto, è prezioso…e mi sono commossa sul serio, credimi.
ecco, in questo sono sicuro: “la prima mano sudata non si scorda mai”. Forse perché poi non si è più tenuti per mano così a lungo un’altra persona
Eh…sospiro!
è un po’ come il primo bacio.
Il disegno è bellissimo e quello che hai scritto ancora di più. Descrivi un’intera e giovane storia d’amore con poche parole, come fai non lo so. Bravo pani, complimenti, davvero.
be’…la storia è frutto di una pausa caffè, il disegno di un’attesa pre-cena. I miei polverosi archivi stanno diventando sempre più vuoti e allora devo darmi da fare, scriver qualcosa, tenere le dita in esercizio.
Non preoccuparti, tra qualche giorno ti chiederò nuovamente di lavorare per me. Anzi, è più giusto dire “che ti chiederò aiuto”. E lì, altro che archivi!
amanti a sangue freddo
🙂 Bel titolo! A sangue freddo ma con i sudorini.
uao. mi ci voleva proprio stasera. “attaccati ai muri come manifesti” è un’immagine impareggiabile. è l’immagine sotto è incommetabile.
e io sono un po’ psicolabile. ma questo si era capito.
fa tutto rima con abile.
uhm, touchée.
dillo in giapponese…
uhhhhhhhhhhhh. tasto dolente. non ne ho idea. il traduttore dice: 触れて furete!
suona bene. Alle volte basta il suono per capire
è proprio il motivo per cui mi è impossibile utilizzare l’italiano senza disseminare parole straniere qui e là
yeah…I know
magistrellement expressed.
(??)
saresti anche capace di tradurre in molteplici lingue il racconto sopra?
uhm. si. anche se non garantisco di riuscire a tenere a freno la smania di neologismo. fosse solo in italiano. alla fine vengono fuori neologismi in esperanto.
well, try, j’attends
in plusiers languages alles ensamble? or unopevvorta?
alles together
(sto procedendo eh)
quiet…take it easy
ok, j’ai finito zu tradurre.
benon! can we darghe un’ocio?
XDDDD vabbene, giusto perché ti sei espresso con tale maestria, ti srotolo tutto quassotto
Wir walked. The Artzt nous l’avez pas bestellt but sein padre, who
was fatigué de vederci under the house, “attachés zu les parois
like manifesti” sagte lui. と (to) then wir walked around par le quartier,
in center ville o dove capitava et quand faceva dunkel wir came back
zu nous coller zu les parois.
Wir walked, et lo si faisait tenendosi par 手 (te), moi with the
destra e elle with the sinistra, jusquand per the sweat
la pris si allentava und dann wir gaben uns the change: je le
prennait the sinistra e elle me porgeva la destra.
In sa casa j’entrai only one fois, 多分 (tabun) two et per peu minuten.
In ma casa elle entrò two fois: la prima どうして (doushite) j’have to take
des dischi e le prester. La seconda per nous manger eine pizza ensemble
ad une commune amica.
でも (demo) wir like camminare, jusquand ci sweat les piedi et
pure les mani. Et wir like restés glued comme lizards zu les parois
under the house, giocare mit des correnti d’air et some fois
pure mit der ascensore.
Wir walked sans jamais essere stanchi, jusquand giunti z’un bivio
notres 手 (te) sgusciarono, comme seulemente les 魚 (sakana)
wissen faire. Je presi une direzione e elle l’other, et wir ci verließen so,
mit des 手 (te) humides e appiccicose.
bene, ora lo posto
cos’era una trappola?
was?
suggerirmi la traduzione e metterla nero su bianco0 X) così che tutti sappiano. che imbordello insieme le lingue. (a onor del vero penso che sia una pratica da diffondere)
sì, sarebbe proprio una pratica da diffondere. Ma la mia non era una trappola. Non c’era neppure il formaggio.
infatti sono rimasta spaesata. nemmeno una piccola esca u_u ecco ora voglio mangiare fave e pecorino data la stagione.
sei come quei pesci che abboccano anche senza pastura e senza il verme?
siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii *-* abbocco alle idee e alle immagini
Troppo carino! 😀
puoi dire la verità eh, non ci saranno rappresaglie X)
sono anche sgrammaticata. incommeNNNNNtabile.
Amarsi dentro a una bolla, o a un guscio,pur peregrinamente, rende troppo sudaticci, necessita una ventata d’aria fresca e un sole meno incerottato. E accade così, naturalmente, al primo bivio, come dici tu.
Racconto in pillola, una mentina al limone, dolce/aspra.
(mi sembra di cogliere un tratto più sicuro nel disegno…)
hai proprio fatto centro. Seppur in coppia non bisogna mai camminare soli. Sul tratto sicuro nel disegno invece, avrei molto da ridire. E ridere.
Veramente bella e toccante, vorrei tanto credere che non c’è mai un fine ad ogni cosa…
invece c’è una fine a tutto, anche alle cose brutte, per fortuna
Delicato e dolce… risveglia ricordi lontani, lontanissimi… che fanno sorridere di tenerezza…
lontanissimi, è vero, lontanissimissimi!
Molto carino!
grazie!
Fino a qualche anno fa non credevo esistesse la possibilità per due individui che formano una coppia di scegliere strade diverse. credevo potesse succedere solo se la coppia aveva intenzionalmente la volontà di farlo.Ora credo che la vita sia una continua scelta ma guidata dal caso e tutto può succedere al di là delle intenzioni…