
I suoi capelli erano lisci, sottili e forti come il rame. C’era chi ci faceva gli impianti elettrici con la sua chioma.
Le sue pupille erano spigolose: potevano sembrare dei rombi, dei trapezi, dei pesci o delle stelle marine.
Le sue guance erano delle nespole che sul far della sera diventavano mele cotogne e profumavano la mia spalla.
Le sue labbra erano così polpose che talvolta sembravano fragole rubate e sapevano di trasgressione.
Osservarla era come fare la spesa dall’ortolano o vagare nei campi incolti alla ricerca di primizie.
Era il frutto desiderato e proibito.