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Loaded: Sweet Jane

Esce il 24 marzo una ristampa in edizione limitata in vinile dell’album “Loaded” dei Velvet Underground: “Loaded (Fully Re-loaded Edition)Tutte le info quihttps://www.loureed.it/2023/vu/fully-re-loaded-vinile/ Per chi non lo sapesse, Loaded  fu … Continua a leggere Loaded: Sweet Jane

Sweet Jane a Più Libri più liberi 2022

La dolce 𝐒𝐰𝐞𝐞𝐭 𝐉𝐚𝐧𝐞 va a Roma, dal 𝟕-𝟏𝟏 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟐, in occasione della 𝐅𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐍𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐏𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐚 𝐞𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚.

Potete trovarla da 𝐂𝐚𝐭𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐄𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢, presso lo 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝 𝐏𝟎𝟒 𝐝𝐢 𝐀𝐄𝐒 – 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐄𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐒𝐚𝐫𝐝𝐢

Dietro lo stand, da qualche parte, immerso tra le gocce d’ acqua o cristalli di ghiaccio de 𝐋𝐚 𝐍𝐮𝐯𝐨𝐥𝐚, potete trovare anche me, per un caffè e qualche chiacchiera.

I mondiali perduti di Sweet Jane.

“Con le scuole aperte, impossibile vedere metà delle partite. Così una generazione digitale perde tutti i riti dei Mondiali”.

Questo spiega Maurizio Crosetti su la Repubblica di sabato 19 novembre 2022.

“Noi si colorava con i pennarelli il tabellone dei Mondiali, si disegnavano gli stemmi della nazionali, eravamo piccoli come i piccoli di oggi e non avevamo un granché, a parte una tivù dove l’immagine ballava come le gemelle Kessler, però allo stesso tempo avevamo tutto: avevamo la Coppa del Mondo di Pelé, di Beckenbauer, di Gianni Rivera e poi di Zoff, di Scirea, di Spillo Altobelli. L’attesa del rito era il rito stesso, e noi tutti eravamo celebranti bambini per officiare il Grande Mondiale, la nostra grande bellezza”.

Il titolo mondiale più amato dagli italiani è senza dubbio quello del 1982 mentre la vittoria del 2006 pare caduta nel dimenticatoio. Le notti magiche del 1990 sono state solo un’illusione, invece USA 1994 rimane un incubo, per qualcuno.
Ma perché la Nazionale del 1982 è entrata nel cuore e nel ricordo di tanti? I motivi sono diversi. Negli anni Ottanta il calcio ancora non dilagava in televisione e le partite, sia di club che della Nazionale erano degli eventi rari. Inoltre, a quel tempo, i calciatori erano persone normali, alla buona, con uno stipendio adeguato ma non erano dei personaggi e neppure milionari. E infine, l’Italia dell ’82 ha incontrato squadre ben più temibili di quelle del 2006.

Ad ogni modo, per la seconda volta noi italiani ci perdiamo i mondiali e non nascondo che a mio parere, un po’ di disintossicazione calcistica, sui quotidiani e sulle reti TV ci farà solo che bene. 
Già immagino come sarebbe andata: continui spot, titoli in prima pagina, interviste, retroscena e poi i soliti calcoli, “L’Italia passa se vince con un gol di scarto, il rigore era da annullare e bla bla bla”.
Non vedendo più i canali RAI e non seguendo quelli Mediaset, molti di questi tormenti li avrei evitati, ma non sarei riuscito a evitare quello degli amici, dei vicini, dei giornali e di internet.

Ma perché questo pippone calcistico da parte di uno che ha appeso le scarpette al chiodo all’età di undici anni?

Per pura autopromozione.

Anche Michele, protagonista di Sweet Jane, è un appassionato di calcio. Non lo pratica ma gli piace seguire le partite della Nazionale. L’11 ottobre del 1980 si tiene la prima partita di qualificazione ma lui se la perde. In cambio guadagna l’amicizia di Roberto. Uno scambio equo, ma in questa amicizia, con il garbo di Gaetano Scirea s’intromette Giovanna, la matrigna di Roberto, che comincia ad applicare su Michele un gioco a zona, talvolta marcature strette, addirittura falli.

Michele, grazie a Giovanna, la dolce Jane, come i ragazzi del 2022 si perderà tutto il Mondiale di calcio, anche la partita finale.

Parla di calcio? No, anche se il cammino della Nazionale è il filo conduttore del romanzo e vi sono molte metafore calcistiche. E quindi, di cosa parla? Di amicizia, seduzione, musica e amore. Pure di sesso, ma con il garbo che avrebbe avuto il solito Scirea.

Titolo: Sweet Jane
Autore: Paolo Perlini
Editore: Catartica edizioni
Collana: inQuiete
Pagine: 216
Pubblicazione: 20 settembre 2022
Prezzo: 16 euro

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Sweet Jane: la intro

Avrò avuto circa quattordici anni la prima volta che ascoltai Rock N roll Animal di Lou Reed. A quel tempo mi nutrivo di musica classica e rock: la prima volta che entrai in un negozio di dischi uscii con le sonate di Beethoven e Horses di Patti Smith. Erano anni nei quali un rock travolgente come quello di Ask the Angels mi coinvolgeva tanto quanto il Notturno numero 13 di Chopin.

Nella intro di Sweet Jane, quella che serviva per introdurre la canzone ma anche Lou Reed sul palco, ci trovai l’unione tra la classica e il rock. E invidiavo il dialogo di chitarre tra Dick Wagner e Steve Hunter, il bassista Prakash John che s’intrometteva nei discorsi. E infine il riff: semplice, efficace. Se questo è entrato nella leggenda del rock, la Intro è entrata di diritto in quella della musica.
Qualunque ragazzino la ascolti, gli viene voglia di imbracciare una chitarra elettrica.
A me è venuta voglia di inserirla in un romanzo e darci pure il titolo.

Sweet Jane – Paolo Perlini

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Sweet Jane | Paolo Perlini

Quest’anno, per la seconda volta consecutiva, la nazionale di calcio non parteciperà ai mondiali. Niente male: con Sweet Jane puoi rivivere il glorioso cammino della nazionale di Bearzot dell’ 82.
È un romanzo che parla di calcio?
No, non ne sarei capace. Ma tutta la vicenda si snoda con queste partite di sottofondo, con gli incontri delle fasi eliminatorie e della parte finale che Michele, il protagonista, non riesce a vedere.
Perde le fasi più belle, i gol di Paolo Rossi, la vittoria finale, perché Giovanna, la matrigna del suo amico lo marca stretto, applica il pressing, e gli chiede di realizzare qualcosa che lui non è capace di fare: uccidere.

Sweet Jane di Paolo Perlini
Genere: Narrativa contemporanea
Collana In Quiete
Prezzo: 16.00 €
Nº pagine: 216
Dimensioni: 14×21 cm
Copertina di Salvatore Palita, Studio Segno
In uscita il 20 settembre! Prenota la tua copia!
Con segnalibro illustrato in omaggio.
Senza spese di spedizione.

Memorie della Foresta, di Damir Karakaš

Non è mai successo. È la prima volta che mi viene voglia di rileggere un romanzo dopo appena solo 5 mesi dalla prima lettura.

«Sono disteso a letto e tendo l’orecchio; la casa di legno è imbottita di vecchi giornali e il vento trova nuove fessure: soffia muovendo le ombre nella stanza. Poi si sente un secco tintinnio di catenacci: mio padre sta slegando il bestiame. Mi vesto in fretta e corro fuori, la vacca Suza è già uscita dalla corte: la seguono šarava, Lozonja, Peronja».

Inizia così Memorie della Foresta, di Damir Karakaš. Una prosa secca, decisa, ogni frase pesata, come se fosse la misura di pallini per una cartuccia di fucile. Si sente il ritmo della camminata, il passo guardingo del cacciatore che entra nella foresta, procede per qualche metro e poi si ferma, con gli occhi e lo sguardo attento, pronto a percepire il rumore della preda. Oppure lo sguardo di un ragazzino difettoso che gioca, studia, lavora, pensa e si muove sempre con quell’orso che alberga nel proprio cuore.

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