Sono un temerario.
Nel 2008, durante una vacanza francese, mi ero avventurato in un bar per vedere la partita fra Italia e Francia. C’era in palio il passaggio del girone e io ero unico italiano in mezzo ad una cinquantina di francesi, mentre la testata di Zidane rimbombava ancora dopo due anni.
Pur non essendo un appassionato dell’arte pedatoria, ho assistito all’intera partita, annuendo e pure scambiando qualche “Oui”, “Bonsoir”, “Au revoir” e allargando le braccia quando ho fatto un breve tragitto insieme ad un francese, al termine della partita.
“Si torna a casa” aveva detto.
Ed io, approfittando del mio aspetto crucco, risposi, “ja”.
Sono un temerario. All’indomani di un omicidio avvenuto a Pinzolo (autore un noto avvocato veronese, vittima una ragazza) ho pensato bene di andare dal barbiere. Per sapere che aria tira si deve andare lì, oppure dalla parrucchiera, magari anche dal macellaio.
Non me ne voglia il barbiere, persona squisita, lui e pure il figlio, però credo che serva molto fegato andare a tagliarsi i capelli da uno che di cognome fa Cereghini, (in veneto, la cereghina sarebbe la pelata). Ci vuole fegato per andare da una coppia di barbieri che hanno la testa liscia come una mela della Val di Non. Ce ne vuole altrettanto per entrare nella loro bottega che si trova in piazza Ruina (tradotto in italiano: rovina).
Ma tant’è, io sono un temerario dicevo e poi questi barbieri sono bravissimi, mi stanno simpatici ed infine, non ho tanti capelli in testa per temere effetti collaterali.
E quindi, durante l’attesa, fingendo di sfogliare alcune riviste di alpinismo, ho tentato di decifrare quello che si diceva, ovviamente riguardo l’omicidio dell’avvocato Ciccolini.
Non ci capivo nulla ma il dialetto trentino a volte intimorisce quanto il tedesco e quindi, tra una sforbiciata e l’altra, immobile nelle poltrona, restavo vigile, attento ad ogni movimento.