
Dai denti.
L’età dei cavalli ma anche degli altri animali, si stima osservandone le arcate dentali. E’ stato studiando la dentatura delle mummie che gli antropologi hanno stabilito l’età di alcuni faraoni.
Chi non è caro agli dei ed ha la fortuna di invecchiare, facilmente non ci arriva con i suoi denti e già in vita è possibile capire se una persona ha le sue punte originali, se dispone di protesi o se ha effettuato sbiancamenti al perossido.
È anche facile capire se una donna è ricorsa a qualche ritocco estetico. Basta che abbia le labbra a canotto e un’espressione che ricordi qualche personaggio televisivo.
E lo stesso vale per gli uomini: non c’è parrucchino, toupè o tinta che sfugga al mio occhio clinico.
Tuttavia c’è una parte del nostro corpo che invecchia e sulla quale non si possono fare ritocchi. A poco valgono le creme e i chirurghi plastici non se ne sono mai occupati in termini di bellezza: le mani.
Le dieci dita rivelano l’età di una persona. Una splendida cinquantenne può anche mantenersi in forma e giovane, avere un aspetto sbarazzino e solare ma le mani sono impietose. Fanno le grinze, si macchiano, s’ingrossano. Le dame di gran classe una volta indossavano i guanti per questo.
Ricordo molte mani. Quelle di Chiara erano piccole e paffute. Qualche volta le aveva ancora impiastricciate di inchiostro e sulla tastiera lasciava delle piccole macchie blu.
Sua cugina Virginia le aveva più sottili ma spesso arricchite di gomma pane, pongo, das o caccole del naso. Suo fratello Luca le teneva più in ordine e profumavano di sapone. Le mani dei bambini dicono tante cose, ti raccontano quello che hanno fatto durante la mattina, se hanno giocato in palestra o se hanno disegnato con le tempere. Ti dicono se sono bambini vivaci o tranquilli.
Cecilia le aveva piene di anelli e appesantite da una decina di braccialetti. Le dicevo che con tutto quel peso le sarebbe venuta la tendinite. Mentre suonava io osservavo gli anelli, uno ad uno. Quello d’argento, liscio e sottile. Quello con il brillante e l’altro dorato. E poi l’anello doppio che avvolgeva l’intera falange del medio. Mi piaceva quello verde e poi l’altro artigianale, quello che le avevo regalato io, portato a casa dal viaggio di nozze. Non mi piacevano quelli che teneva alle estremità, sui pollici e mignoli. Osservavo gli anelli i quali però offuscavano la bellezza delle dita, ben calibrate, di una misura adeguata, non troppo sfacciata.
Mara aveva le mani di una splendida cinquantenne, cioè di una donna invidiabile per il fisico, l’aspetto ancora giovanile, la scollatura generosa ma purtroppo, con le dita che portavano i segni del tempo, dei numerosi ammolli, qualche macchia, delle grinze.
Suo marito Carlo le aveva ben curate, senza cuticole. Le mani di un direttore di banca, con le immancabili lentiggini che rivelavano la sua età pensionabile. Eppure ancora toniche, mature ma non cadenti.
Lisa le aveva bagnate, rivelavano la sua tensione e passava ripetutamente un panno sopra la tastiera per togliere il sudore.
Lui, Alberto, aveva le mani da vero uomo, da pugile. E lo era. L’avevo visto demolire con un pugno un cestino dei rifiuti e poi sbrecciare il muro della palestra. L’avevo anche visto sollevare di peso un uomo, prendendolo per il bavero. Aveva due mani che erano badili, un po’ secche, bisognose di cure, creme emmolienti. Sulla tastiera slittavano bene, con qualche problema sui tasti neri che compensava con l’agilità.
Lucia aveva delle mani perfette. Sono passati vent’anni e di sicuro ha le stesse dita di allora. Sottili, lisce, perfette, arricchite da un solo anello. Per quelle mani il tempo non passa mai.
Colleziono mani…su, avanti, speditemene qualcuna.