02/01/2020 Rinascita
Quel concerto segnava il suo ritorno alle scene dopo il terribile incendio che distrusse la sua villa, il suo pianoforte Bosendorfer 290 Imperial e le sue mani, ustionate fino a consumarne le unghie. Tutti si chiedevano se sarebbe stato ancora in grado di volare sui tasti, premere le note giuste e solo quelle.
Soprattutto erano curiosi di ascoltare ancora una volta “Rinascita”, la sua raccolta di notturni con la quale aveva descritto le sette donne della sua vita.
Uscì dalle quinte, fece un inchino e fu accolto da un lungo applauso. Sciolse il nodo che gli teneva i capelli raccolti, si sfilò i guanti e li gettò a terra. Gli occhi del pubblico si allungarono nel tentativo di scorgere cicatrici, piaghe, deformazioni.
Prese posto sullo sgabello, rimase immobile per un intero minuto e poi iniziò a suonare.
Dopo qualche battuta, dal pubblico si levò una voce:
“Maestro! Non è questo l’ordine giusto. Ha iniziato dal notturno numero cinque”.
I vicini cercarono di metterlo a tacere, ma lui continuò:
“Non è questo l’ordine della raccolta, lei sta sbagliando!”
Il maestro terminò l’esecuzione del notturno, nonostante le proteste dell’ascoltatore. Poi, senza attendere l’applauso si alzò e disse:
“Rinascita l’ho composta io e io, soltanto io decido da dove iniziare a suonarla”.
Tornò a sedersi e suonò le prime note del notturno numero tre. Non contento, cominciò ad improvvisare.
Se è una metafora sul nuovo anno e gli inizi telecomandati mi piace assai… ps. Auguri!
🙂 Auguri anche a te
Sempre sul pezzo e sempre originale, bello leggerti caro Pani, ti auguro per il 2020 tante improvvisazioni estrose.
Grazie 🙂 Speriamo, speriamo di essere più presenti