Una doppia attesa

38 pensieri su “Una doppia attesa

  1. Quando le code sono così lunghe subentra uno stato di calma rassegnazione. Quel soffitto a quadrotti mi ricorda una di queste occasioni…alla fine conoscevo ogni sequenza ad occhi chiusi!

    1. io mi sono chiesto se sia più stressante un’attesa così, con tanti numeri davanti, o una delle precedenti, nella quali il medico era in sala operatoria, non sapevi quando tornava e prima di te c’era tanta altra gente, forse parenti in visita, forse no…e comunque il tempo passava…passava…

    1. PS ho scoperto l’arcano, per qualche oscura ragione il tuo blog era settato per non inviare nessuna notifica. Me ne sono accorto per caso ravanando nel dashboard di wp. Ora è a posto, e mi arrivano le norifiche nuovamente 😀

      1. uh! E’ per quello che non mi arrivano le notifiche di tanti blog ai quali sono iscritto? Devo andare a verificare, grazie della dritta.

      1. No, no, no! Mai fatto, rispetto sempre le code!
        A parte una volta, all’aeroporto di Zurigo.
        Stavo per perdere il volo, a causa di un ritardo della coincidenza e così ho fatto finta di non sapere né l’inglese né il tedesco e sono passata davanti…ma era una questione di emergenza, appunto!

      2. Mica era colpa mia se l’aereo era in ritardo.
        Cosa potevo fare? Rimanere a Zurigo? Comunque ero giovane, forse ora chiederei di farmi passare.
        Al momento vedendo GENOA che lampeggiava non mi è neppure venuto in mente!

      3. “Comunque ero giovane, forse ora chiederei di farmi passare.”

        O forse, per rispetto, ti farebbero passare 🙂
        (Sì, lo so…sono cattivo)

  2. Io il 51 e stà passando il 9???!!! A me verrebbe voglia di andarmene!!! Odio le code, mi san di perdita di tempo anche se spesso si devono fare per una cosa importante. I tuoi disegni però son sempre belli. Posso dirti senza dubbio che la sala d’attesa è veramente ben fatta Pani.

  3. Vedo che le situazioni non migliorano e ti ispirano torbidi paragoni…
    A me pare un microfono, modello vintage festival di Sanremo del 59. Tu suoni la chitarra e io canto (ahimè).

  4. Mi hai fatto tornare alla mente il giorno in cui andai ad iscrivermi all’università… presi il bigliettino, numero 235… sul tabellone lampeggiava il 71…

      1. Ahahahahahah….in effetti talvolta in ufficio capita che qualcuno aspetti, è vero. Ma è “fisiologico” 🙂
        Però posso affermare che vedere la gente che aspetta mi mette addosso una certa ansia che fa si che io sia rapidissima nel liquidare il mio interlocutore per passare al prossimo!

  5. anche a me piacciono i tuoi disegni. Tra le tante cose che trasmettono, mi fanno pensare che tu sia una persona molto precisa.
    Il parallelo col campo di concentramento mi ha fatto pensare a questa:

    che non è proprio una canzone romantica come si è indotti a credere.
    Buonanotte 😉

    1. Uhm…non so, non credo di essere molto preciso. Qualcuno ritiene che sia così ma in realtà sono molto disordinato e mi piace il caos delle cose, rifiuto la perfezione.
      Bello il video, mai visto prima d’ora. Conoscevo solo la versione di madeleine peyroux

      1. La versione della Peyroux la preferisco ma nella versione dell’autore mi sembra che renda di più la drammatica immagine dei prigionieri condotti alle camere a gas mentre i compagni di prigionia sono costretti a suonare musca classica.
        Riguardo il tuo apparire un “precisino” e non sentirti tale: forse si tratta di un ordine tutto interiore, un’anima “pulita” affascinata dal caos che c’è all’esterno e che fortunatamente non gli appartiene. Chissà… 🙂

      2. Sì, quella della Peyroux è più malinconica ma allo stesso tempo leggere. Quella di Cohen è più drammatica.
        E di nuovo sì, credo che hai visto giusto, devo rifletterci sopra

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