Ho appena terminato di divertirmi e mia figlia pure. Da destra entrava la luce del sole al tramonto che, filtrata dalle tende gialle assumeva un tono a tratti caldo, qualche volta neutro.
Dall’alto o da sinistra pioveva una luce rossa: il mirino della fotocamera digitale. I tasti bianchi si arlecchinavano, quelli neri non si scomponevano.
Ma mia figlia non era interessata ai cromatismi sonori o luminosi ed ha fermato il tempo in bianco e nero.
Io credo che i tasti del pianoforte abbiano sempre una loro magia, ma il gioco di luci che descrivi ne aggiunge certo una in più.
Bellissime immagini.
Che belle mani. Che accordo era?
@Diemme: vero? I tasti sono magici e a me piace osservare i bambini quando li suonano uno ad uno.
@Petronilla: erano tanti accordi! Le musiche, se non ricordo male erano “raindrop keep falling on my head ” e “How deep is your love”.
Avorio ed ebano per incantare con le note.
Raggi si sole al tramonto per emozionare gli occhi.
Sinergia perfetta fra un padre e una figlia.
Tua figlia ha scelto il cromatismo giusto, perché niente è meglio del b&n e delle sue sfumature per rappresentare le ombre e l’intesa tra i tasti e le dita che li sollecitano. Anche le partiture con i loro piccoli arabeschi scuri sembrano accordarsi al tutto.
Il tocco sembra morbido e gentile.
@solindue: sono i piccoli piaceri che ogni tanto si verificano al termine della giornata.
@Donatella: quelle che preferisco sono le ombre, le immagini dove si vede solo l’ombra delle dita sui tasti.
La luce e l’ombra. Il bianco e il nero. Si danno equilibrio e forza. Tua figlia ha fatto delle bellissime fotografie che contornate dalle tue parole e dalla musica è un quadro perfetto. Perchè è pur vero che la musica non è registrata e quindi non c’è ma tuttavvia si sente.
Ciao Lucia
@lucia: mi verrebbe da dire che la musica è silenzio. Mi hai fatto anche ricordare un concerto a cui ho assistito anni fa, un concerto di un percussionista sordo, francese se non ricordo male. Ci spiegò come faceva a sentire i suoni e pensai che forse, sentire i suoni senza passare dalle orecchie ma attraverso altri sensi, fosse l’unico modo per apprezzare la musica.
Si chiamano “vibrazioni sensoriali” è questo che inconsciamente ci fa percepire, nel bene o nel male, la musica…immagino…incontri dell’anima.
sì, ecco… io che suono credo che queste vibrazioni sensoriali siano superiori alla musica stessa.
Bellissime immagini con le ombre delle dita che si allungano sui tasti e la musica…..un bel duetto fra te e tua figlia!!! applausi
@Sari: Vero? alcune ombre sono riuscite proprio bene. E poi, le ombre sono un nostro prolungamento, bisogna aver rispetto anche di loro.
Io adovo il pianoforte, ho sempre un sogno nel cassetto quello di impararlo a suonare.:) Intanto mi esercito con la diamonica:)
uff…per quella ci vuole fiato. Suvvia, fai un investimento e compera un organetto.
ehi pani, bellissime immagini…le mani sui tasti e tra gli spartiti, il tutto ha un non so che di magico 🙂
grazie! La magia è di sicuro dovuta al B/N. Se fossero a colori le immagini sarebbero meno suggestive.
E’ bellissimo questo gioco d’immagini in bianco e nero.
Resta ancora in sospeso qualcosa da fare insieme… fatti venire un’idea, anche se il tuo nuovo avatar (bello), mi ricorda tanto un artista solitario, è così?
Ciao Pan, ogni tanto, come vedi, passo a trovare i vecchi amici ed è sempre un piacere.
artista solitario? mah…può essere.
Lui è Chet Beker. Ad essere sincero conosco più la sua vita che la musica. Però spesso faceva degli ottimi duetti…