Racconti Romani: Via Salaria- Fiumicino

“Sulla via Salaria non ci sono più”.
“No, ci sono ancora ma sono vestite bene, non possono stare mezze nude”.
“Ah, sì? Non lo sapevo…”
Mentre osservo la ragazza ferma in una piccola via traversale, ripenso a questo dialogo tenuto da due impiegati qualche ora prima.
“No, non può essere” mi dico, “non può essere una prostituta”.
Cerco di convincermi ma nonostante la mia ingenuità e l’ora insolita, so che quella ragazza dal viso gentile, con gli abiti da tranquilla impiegata, si trova lì in attesa di clienti.
Finalmente arriva il taxi.
“Fiumicino” gli dico.
Ogni volta che dico “Fiumicino” mi viene da ridere perché mi ricordo di una candid camera dove un vecchio signore cercava di farsi dare un biglietto per Fiumicino da un impiegato che si fingeva sordo.
Il taxista è silenzioso, ascolta la radio con l’auricolare. Il mio collega parla al telefono con la moglie, poi fa una telefonata in ufficio, ne riceve un’altra e un’altra ancora. Infine il silenzio.
Io osservo il cielo e il sole che tramonta e mi ricordo di un post di Osolemia che parlava del sole sopra Roma.
Mi chiedo se i tramonti su questa città siano sempre così.
Intanto la strada corre dritta verso est e il sole è laggiù, che dipinge e riempie le nuvole che trovo così bombose, quasi birbanti, a tratti impertinenti. Mi incanto ad osservare questo gioco di colori e il cielo che corre più veloce dell’auto.
Vorrei anche dirlo al mio collega.
“Guarda che cielo…guarda che spettacolo…”panirlipe_aer
Invece restiamo zitti, perché a certe cose si deve sempre assistere in silenzio.
A Fiumicino scopro che lui non si sente affatto bene, la macchina gli fa male. Lo attendo mentre va a rinfrescarsi in bagno e osservo le persone, come faccio sempre quando mi trovo nelle grandi stazioni.
Osservo e scarto:
“No, non è lei. No, non è lei. No, non è lei…”
Ogni volta così, fino a quando salgo sull’aereo o sul treno e mi convinco che il mio sole personale, la persona che aspetto, l’incontro mancato, sarà per la prossima volta.

Roma 07.11.2008

32 pensieri su “Racconti Romani: Via Salaria- Fiumicino

  1. In effetti questo “incontro mancato” crea un pathos che non è facile da commentare, caro Pan.
    Ho letto il post lo stesso giorno in cui l’hai pubblicato, o forse il giorno dopo, ma per lasciare il commento ho preferito tornarci, ancora e ancora.

    Concordo con Sancla, sembra quasi di spezzare un incanto ad aggiungere parole alle tue, di frapporsi tra te e questa sorta di aspettativa irrealizzata, di insinuare il passaggio di una nuvola davanti al tuo sole personale.

    Stavolta hai “solo” osservato e scartato, ma il risultato c’è, eccome!
    Buona serata.

  2. Cos’è? giochiamo al gioco delle esclamazioni qui? 😀

    Quella di Pan per antonomasia è “uh” ormai l’ho individuata.
    Ricorre persino nella sua signorina a colori, se non ricordo male…(verifica, poi correggimi se sbaglio).
    A bientot.

  3. 🙂
    Sono proprio curiosa di vedere come rappresenti in forma scritta il tuo uh abbreviato.
    U senza H resta uguale come suono…la H senza la U come la riproduci?
    Stupiscimi…

  4. La via Salaria toglie il fiato di sicuro. Servirebbero le bombole d’ossigeno e per la prossima volta me le procuro.
    La gattina sta bene. Venerdì era un po’ ubriaca, adesso mostra orgogliosa la sua depilatura e la cicatrice.

  5. Scusa se leggendo il tuo post ho immaginato una Lei che diceva, “No, no è lui. No, no è lui. No, no è lui… ” e magari poi ha posato lo sguardo su di te ed ha pensato che eri troppo assorto nei tuoi pensieri per accorgerti di Lei.

    A volte capita che il sole è già sorto ma noi siamo ancora abbagliati dalla dolce luce della luna.
    Ciao

  6. è strano, e affascinante, notare come all’inizio l’attenzione sia convogliata tutta su un’unica ragazza, anche se questa si trova ferma in una piccola via traversale, per vederla alla fine perdersi nella vastità di un aeroporto sostituita da un casuale scarto di persone. Forse quella ragazza non era nessuno…

  7. credo di essermi espresso come un libro chiuso… volevo dire che l’attenzione essendo focalizzata all’inizio in un unico punto e poi dispersa in uno spazio ampio, fa, secondo me, di quel punto qualcosa di più di quello che sembra.. il protagonista dedica molto più tempo alla ragazza della viuzza rispetto ad ogni altra presente nell’aeroporto.

  8. uhm…in termini di righe sì, però nel primo caso è un attenzione passiva. Il protagonista assiste mentre attende il taxi. Nel secondo caso invece, va alla ricerca, minuziosamente…e con attenzione, perché ogni scarto deve essere giudizioso, privo di errori.

  9. Forse proprio perché hai gli occhi nelle orecchie non hai visto ancora il tuo sole personale, o perché credi o vuoi credere troppo nell’amore a prima vista.
    Non potrebbe essere che quel sole c’é giá, e tu a forza di guardare non lo vedi?
    Oggi sono filosofica. 😉

  10. Il biondo 🙂 “xilitolo” é il biondo svezia naturale, non é il mio colore fà troppo bambina. Viva i biondi caldi mescolati in striscioline e tonalitá piú scure che sembrano naturali, tutto ma non platino o xilitolo. Comunque le donne sono belle di tutti i colori, se si sentono belle 🙂

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