Il lato oscuro del pianoforte

pianoforte reissman

“Sapesse quante volte ci succede” mi disse il signor De Vecchi.
Lo avevo chiamato dopo il mio matrimonio per trasportare il pianoforte nella nuova casa. Venne con suo figlio e, se trasportarlo dalla casa dei miei fino al furgone fu un lavoro abbastanza semplice, portarlo al secondo piano si rivelò un’impresa sovrumana. Il padre salì lungo le scale con il piano fissato alla schiena tramite delle cinghie di cuoio, ruvide e lucide allo stesso tempo. Il figlio stava dietro, imbragato anche lui allo strumento in un abbraccio che pareva mortale. Al secondo pianerottolo si fermarono per prendere fiato, aprirono un pannello del pianoforte e poi lo richiusero. Quando arrivarono al mio appartamento e sciolsero le cinghie, il signor De Vecchi disse:
“Abbiamo trovato questo in fondo al pianoforte”.
Osservai il piccolo libretto verde, un comune libretto di risparmio che da anni cercavo e credevo di aver perso.
“Ecco dove l’avevo messo!” esclamai.
“Sapesse quante volte ci succede” mi rispose.
Questa sua affermazione mi rimase impressa e mi convinsi che in una casa non esiste posto migliore per nascondere qualcosa. Dopotutto il pianoforte è una cassaforte abbastanza economica e può assecondare degnamente i nostri istinti musicali. Gli eventuali ladri che violano le nostre dimore non rivolgono mai le loro attenzioni verso questo strumento. Preferiscono strappare le tele dei quadri, sfondare controsoffitti, svuotare i pensili della cucina e le zuccheriere o addirittura rovesciare librerie intere. Ad un mio amico strapparono tutti i battiscopa, smontarono la televisione e sollevarono il parquet ma gli lasciarono intatto il pianoforte. Forse i ladri hanno un certo timore di fronte al più maestoso degli strumenti, come se si trattasse di un leone. E poi, a chi non è pratico può risultare impegnativa la sua apertura. Insomma, sfondare con un’ascia un pianoforte deve sembrare un peccato mortale anche al più cinico dei ladri.
Così, dal giorno che ritrovai il mio libretto di risparmio presi una brutta abitudine. Ogni tanto, quando vado in un mercatino dell’usato e vedo un vecchio pianoforte, fingo un certo interesse, provo a suonarlo e poi chiedo se sia possibile controllarne l’interno. Il venditore quasi sempre non sa come fare ad aprirlo e allora ci penso io a togliere i due pannelli. Se vedo che all’interno, al di fuori dell’arpa non c’è nulla , spesso basta infilare una mano dietro di essa per trovarci gli oggetti più svariati.
Tra le mie scoperte ci sono un nido di topi, una chiave per accordatura e un deodorante a forma di fungo. Ma oltre a queste, alle quali si può assegnare una più che ragionevole spiegazione, ci sono stati altri ritrovamenti sui quali è lecito e doveroso fantasticare:

  • un pettine di metallo privo di quattro denti;
  • un piccolo piatto con delle mezze penne al ragù ormai fossilizzate;
  • una rivista pornografica priva di copertina con i virtuosismi di Ilona Staller in arte Cicciolina;
  • una bottiglia di Grappa Veneta;
  • una ventina di lettere d’amore tenute insieme da un nastro rosa;
  • due soldatini dell’Africa Korps marca Atlantis;
  • due videocassette prive di custodia delle quali non ho potuto visionarne il contenuto;
  • una bambola modello Barbie completamente nuda e con gli arti mozzati.

Nel mio pianoforte non ho nascosto più nulla ma ogni volta che entro in una casa, anche quella dei miei allievi, mi chiedo sempre cosa ci sia nascosto dentro lo strumento. E a volte, la tentazione di aprirlo si fa forte. Mi invento una scusa qualsiasi, un suono strano, una vibrazione. Propongo di aprirlo e mi arresto solamente quando vedo il volto del proprietario arrossire. E allora continuo a soddisfare la mia curiosità con i pianoforti privi di padrone.

39 pensieri su “Il lato oscuro del pianoforte

  1. Caro Pan, speriamo che i ladri non leggano il tuo post! Ti rendi conto che hai quasi violato un segreto che si tramandava nei secoli di pianista in pianista? Sai quanti pianoforti saranno fatti a pezzi dalle asce dei ladri, a cui non fa soggezione niente, anche se poi quello che troveranno sarà una bottiglia di alcol, nascosta alla moglie o al marito, dei video sicuramente porno, o delle infuocate lettere d’amore, di quegli amori che uno non so che darebbe per sapere se si sono mantenuti tali, e come sono andati a finire.

    *** ma la Barbie non me la spiego neanche io… ***

  2. Caro Pan, mi ha fatto ridere il tuo post.
    Noi a casa abbiamo un pianoforte e mia madre, nel pannello della pedaliera, togliendolo con uno sblocco invisibile, nascondeva di tutto. Quindi, non mi dici niente di nuovo, anzi, era un segreto che conoscevo e, come hai avuto modo di dire, che probabilmente conoscono tutti i proprietari dei pianoforti.
    Però, ho notato che i nuovi sono più difficili da usare per questo scopo.

    Simpatico ed ironico, come sempre il tuo post.
    Per i saluti, ti rimando come al solito al nostro angolino.

  3. @diemme:i ladri sono furbi e frettolosi. Quando sono entrati a casa mia hanno fatto tutto in due minuti e quarantuno secondi. Non avevano il tempo per rovistare nel pianoforte. E poi…non mi ricordo più cosa se ci ho nascosto qualcosa. Devo verificare 🙂

    @Arthur:Sì, i pianoforti moderni hanno dei congegni strani e sono poco capienti. Credo che dentro ci stia poca roba. In genere, nei vecchi pianoforti delle canoniche ci si trovano nidi di topo. Una volta ci mettevano perfino le reti nella parte posteriore.

    @cleme: un pettirosso? Be’, è curioso che sia finito sotto al letto. Secondo me l’ha nascosto il gatto.

  4. L’A.L.N.P.S. (Associazione ladri non proprio svegli) ringrazia .

    Avviso ai possessori di pianoforte adusi frequentare il maestro Panirlipe: non lasciatelo solo in salotto, lasciate la nonna in poltrona con un campanello.

    A chi ha il pianoforte verticale: non avventuratevi a testa in giù potreste non ritrovare il modo di uscirne.

    Alex che suonava la tromba.

  5. Un nascondiglio quasi segreto! I noscndigli sono belli perchè poi c’è sempre qualcuno che li trova. Perchè non metti anche tu qualcosa nel tuo pianoforte? Un giorno qualcun altro potrebbe fare la stessa scoperta e provare le stesse emozioni che hai provato tu. Potresti scrivere una lettera ai tuoi figli (se ne hai), oppure una lettera d’amore, o una complicata mappa per trovare un fantomatico tesoro. Ciao Lucia

  6. e va beì, allora… non ci conosciamo .. ma… hai dato un suggerimento a ladri che venendo in casa mia, così facendo, troverebbero le cose preziose. :/ l’idea di nasconderle là è nata durante un trasloco, perché dentro il pianoforte, abbiamo trovato di tutto, dalle scarpette delle bambole, a fogli di pentagramma, carte di caramelle, matite…. e una serie di cose della mamma che forse avevo nascosto io quando ero piccola e me n’ero pure dimenticata!!!
    cmq…
    ora che faccio, sposto le cose preziose in un altro strumento? …ma nel clarinetto nel entrano!!!
    🙂
    saluti

  7. @lucia: nella fabbrica di pianoforti Stenway e Son, gli artigiani che li costruiscono sono soliti incidere un codice, il proprio nome, in un posto molto nascosto. Un giorno, un riparatore, mentre restaurava un pianoforte si mise a piangere: aveva scoperto che quel pianoforte era stato assemblato da suo padre.
    @ o solemia: nel clarinetto forse ci sta un piccolo e minuscolo biglietto, tipo quelli che si trovano nei baci perugina. Ma credo che il suono ne venga compromesso. Non hai qualche altro strumento?

  8. ho una chitarra, un violino e un paio di flauti (di cui uno in legno ricevuto direttamente dal sudamerica), ma il suono risulterebbe compromesso anche in questi casi!

    ……. però, a onor del vero, devo confessare che con le mie dita intorpidite e disabituate all’opportuno uso il suono non sarebbe granché comunque 😉

  9. caro P. questo racconto è straordinariamente accattivante, intelligentissima l’idea del pianoforte-nascondiglio.
    Insomma, bella la trama e il modo in cui la racconti.
    Complimenti, mi è molto piaciuto
    Mapi

  10. @ osolemia: di solito, nelle custodie delle chitarre o dei violini qualcuno ci nasconde degli strumenti particolari, quelli che al posto delle note sparano confetti di piombo

    @mapi: grazie 🙂 🙂

  11. caspita, ora che mi ci fai pensare… le custodie LE HO PERSE!!! ipotesi:1)sono finite nel pianoforte 😉 ; 2)me le hanno rubato i ladri che lì nasconderanno le armi quando torneranno per minacciarmi finché non avrò consegnato loro la refurtiva nascosta nel pianoforte…. la cosa comincia a farsi inquietante …

    😉

    🙂

    buonanotte

    p.s.:è un piacere leggere il tuo blog, alla prossima

  12. Meno male che mia figlia non sa ancora leggere altrimenti con questo post le avresti suggerito un altro nascondiglio per le sue cose…e, non avendo un pianoforte in casa, per ora si arrangia con lavatrice, cuscini del divano e qualsiasi anfratto a lei accessibile.
    E nasconde tutte cose che poi cerchi per giorni e giorni e che escono fuori quando ormai non servono più…
    Grazie Pan perchè con questo post mi hai svelato oltre che una realtà che non conoscevo anche tutta una “psicologia”, quella di chi nasconde e di chi cerca.

  13. Elle: tua figlia non sa leggere ma se fosse capace la metteresti subito sul web? Be’, le mie cose può leggerle tranquillamente.
    In effetti, c’è dietro tutta una psicologia in chi nasconde le cose. Su chi poi non le ritrova servirebbe anche un esame clinico approfondito 🙂

  14. Beh indiscriminatamente “nel web” no, ma i blog che leggo io glieli farei leggere…e stavolta sarebbe lei a scoprire tante cose che ora nemmeno immagina…comprese quelle di sua mamma.
    Vado a farmi “un esame clinico approfondito” 🙂

  15. elle, spesso nascondiamo le cose perché non riusciamo a disfarcene ma allo stesso tempo non ci servono. Le lasciamo lì, nascoste, come un’ancora di salvezza. E poi ce ne dimentichiamo.

  16. no, sono cose diverse, nessun barbatrucco. Il mio pianoforte periodicamente lo apro (soprattutto per vedere se ho dimenticato qualcosa dentro…), faccio cambiare aria, prendere un po’ di luce alla meccanica, ai poveri martelletti, ai feltri intaccati dall’umidità. Nel mio ho cercato qualche codice, una sigla, ma forse, per trovarla devo smontarlo.

  17. io lo userei come reparto per asciugamani di spugna visto che ingombrano i cassetti perche non metterle nel pianoforte? ma il mio pianoforte non ha tutto questo spazio 🙂

  18. Ho pubblicato delle foto per partecipare ad un concorso fotografico on-line, che ha come soggetto “Territorio e Territori”.
    Ci sono tanti premi e ovviamente aspiro al primo premio…
    Se ti piacciono le mie foto, VOTAMI, puoi farlo cliccando semplicemente sul pulsante “vota questa foto”, disattivando i cookie e attenzione a dove c’è scritto “ * Voti”, perchè non sempre al primo clic aggiunge il voto. Quindi occhio al contatore che avanza.
    Ovviamente, puoi votare quante volte vorrai e, tieni conto che la giuria valuterà anche in base ai voti on line.
    Al momento, la foto più cliccata (?) è a quota 68741 (pulsante i più votati… )
    IO le ho appena messe e quindi devo recuperare il tempo perduto.
    Devo aggiungerne altre due e, quando lo farò, sarà mia premura aggiornarvi.

    Il mio nik è: arthur’s
    I link per votare sono:

    http://www.lastampa.it/forum/forum3.asp?IDmessaggio=11015&IDforum=606
    http://www.lastampa.it/forum/forum3.asp?IDmessaggio=11014&IDforum=606
    http://www.lastampa.it/forum/forum3.asp?IDmessaggio=11011&IDforum=606
    http://www.lastampa.it/forum/forum3.asp?IDmessaggio=11008&IDforum=606
    http://www.lastampa.it/forum/forum3.asp?IDmessaggio=11007&IDforum=606

    Fammi sapere cosa ne pensi.
    Ovviamente, se qualcuno che passa da questo blog, vede il messaggio e vuole votaremi, ben venga.
    Grazie e grazie anche per l’eventuale pubblicità.

  19. Mi pare che si chiami “space clearing” e, sinceramente, è una corrente di pensiero che non mi trova d’accordo. Le cose hanno un’anima, ci parlano, ci insegnano. Ci ammoniscono, ci incoraggiano. Le cose sono spesso il diario su cui è scritta la nostra storia. La mia casa è una specie di tempio, tutto ha un valore, affettivo, enorme. Non mi interessa fare spazio per le nuove.
    E anche riguardo le esperienze, la penso così. Uno conduce una vita piena di esperienze perché, spesso, non gli è concesso il contrario. E’ un po’ come le persone “self made”: se uno ce la fa da solo, spesso è perché è costretto a farlo, e molto raramente è una libera scelta.

    *** Punti di vista ***

  20. Uh! Allora io sono dalla parte giusta, non butto o rimuovo mai niente. A volte cerco di farlo, mi ci metto d’impegno ma mi fermo dopo due minuti. Tuttavia, credo che un legame troppo stretto con le cose, la paura a staccarsene, sia anche un segno di immaturità. Ad esempio io, quando ho traslocato la prima volta ho riprodotto lo stesso “altarino” sul pianoforte. Ho disposto gli stessi quadri, quasi nella stessa posizione. E poi l’ho ripetuto, quando ho traslocato di nuovo, e poi ancora quando ho tinteggiato. Fino a quando ho capito che era ora di cambiare. E buttare anche qualche quadro o fotografia che avevano significato molto ma che avevano fatto il proprio tempo.

  21. Sì, un legame troppo stretto è sintomo d’altro, ma non di immaturità. Rappresenta la paura della perdita degli affetti, il terrore del distacco, l’incapacità di gestire la cosiddetta “orfanità”. E, devo purtoppo ammettere, è un tratto che mi appartiene.

  22. questo è un tratto che appartiene a quasi tutto il mondo occidentale. Pensa alle cantine e alle soffitte. Sono piene di oggetti e ricordi che i proprietari non hanno il coraggio di buttare.
    Gli orientali invece sono molto più pratici, la loro storia può essere contenuta in un semplice sacco.

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