Sulle strade della Palestina

C’era un uomo che per un certo numero di anni aveva coltivato un sogno. Non so se sia andata proprio così ma a me piace pensare che questo sogno se lo sia coccolato come una cravatta di pregio: ogni tanto si tira fuori dal cassetto, la si prova, si vede che sta bene ma non c’è mai l’occasione giusta per indossarla.
Perché con i sogni si fa così, li si culla, ci si rimugina sopra, qualche volta si abbandonano, si riprendono, si rimettono a dormire…insomma, io sono dell’idea che qualche volta il sogno è bello in quanto tale e conviene coltivarlo senza per forza vederlo esaudito.
Comunque quest’uomo di ottantasei anni, al ritorno da un viaggio in Irlanda dov’era andato a trovare una nipote e i pronipoti, quando ancora si trovava in aeroporto disse:
“Sarebbe bello andare tutti insieme in Palestina. Offrirei il viaggio a tutti i figli…”
E i figli lo presero in parola.
Partiamo, perché quest’uomo è mio padre. Partiremo tutti insieme come una volta, come succedeva negli anni Sessanta-Settanta. A quel tempo salivamo in sette su una Ford Cortina, questa volta prenderemo a nolo un pulmino.

E chissà, magari come allora canteremo:
“Tre formiche, tre formiche in bicicletta
fan la corsa col diretto,
ma la mosca per dispetto, ma la mosca per dispetto….”
Ci dovremo fermare perché a qualcuno il movimento della macchina  farà venire il mal di mare, scapperà la pipì o dovrà muovere le gambe e poi pranzeremo al sacco.

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Chissà, può anche essere che qualcuno, vedendo questa famiglia un po’ particolare decida di fare pace con il proprio vicino, sopire vecchi rancori, pensare che dopotutto ci vuole poco per essere sereni.
Mi pare una bella storia, una di quelle che solo qualche regista saprebbe trasformare in un film.

26 pensieri su “Sulle strade della Palestina

    1. quella del reportage è un’arte difficile, spesso servono solo a se stessi ed è difficile coinvolgere gli altri. Un po’ come la proiezione delle vecchie diapositive, quando gli amici si addormentavano.
      O forse è solo una mia impressione. Ma posso provarci

  1. Una famiglia unita è senza dubbio una delle ricchezze più grandi… la vostra deve esserlo davvero se, dopo tanti anni e dopo che ognuno di voi ha in qualche modo preso la sua strada, siete ancora pronti a salire tutti insieme su quella Ford… e siete determinati nel regalare finalmente a vostro padre – che tanto avrà fatto per voi – il suo sogno… complimenti, davvero, e buon viaggio!!!

  2. Guardati “Viaggio in Almanya”, qualche richiamo può esserci. In fondo anche questo può diventare un viaggio alle origini.
    Un uomo coraggioso, tuo padre, come sanno esserlo le persone determinate e sognatrici.
    Ma Pani era biondo? 🙂
    E buon viaggio!

    1. Prendo nota del film.
      Pani era biondo, Sì! Con gli occhi azzurri.
      Gli occhi sono rimasti, il biondo…uhm…nei riflessi. Purtroppo non so se riuscirò a vedere il bianco 🙂

  3. Uh Pani…. mi hai commosso… Che bel post e che bella storia. Guarda, non ho molte parole in questo momento, le foto e le frasi che hai scritto mi han lasciata sorridente ed emozionata. E’ una ricchezza dal valore immenso questa. Sono davvero felice che tu ce l’abbia pensando a quanti non l’hanno mai avuta o l’hanno buttata via. E se parti ti auguro che sia un viaggio meraviglioso! Un abbraccio.

  4. E io ieri pensavo giusto a voi, a questo viaggio, pensavo che era quasi tempo, che a breve sareste partiti, Ed oggi eccomi qui, a leggere e ad emozionarmi, per il tuo papà e il suo sogno, per il video, per le immagini e per le tue parole.
    Sono commossa, non so bene come dirlo, ma è così.
    E secondo me tre formiche in bicicletta ci scappa, su quel pulmino.
    Riguardo al reportage, so che saprai fare un capolavoro, lo so per certo…un abbraccio grande Pani…

  5. Caro Pani, quest’ anno ho festeggiato 50 anni di matrimonio con i miei tre figli, sei nipoti, due nuore, un genero e tanti amici! Mi pare che anche tu sia sulla buona strada! auguri a tutti voi. Siete una bellissima famiglia!

  6. Ti immagino in viaggio. Con una punta di invidia. E la raccomandazione di tenerteli stretti stretti, questi affetti così profondi. Sono certo che ti darà tanto, questo viaggio. E di reportage, scrivine due. Uno per il blog, l’altro per te. Quello privato tienilo per i giorni tristi, ti farà compagnia e ti aiuterà a rasserenarli.

    1. ed il viaggio è finito, 9 giorni intensi. 9 giorni che nel tran tran quotidiano scorrono in fretta ma in un viaggio sono così intensi che paiono interminabili. E nonostante sia temporalmente finito credo che in realtà non cesserà mai.

  7. l’avevo letto questo post. l’avevo letto come una storia non mi sono posta la questione di collegarlo alla realtà.
    una storia, una bellissima storia. mi sono dimenticata perché sono venuta qui e mi sono ricordata che mi hai passato il link dillà
    pani biondocongliocchiazzurri

    1. forse più avanti c’è anche qualche foto del mar morto. Uhm…non ricordo. Potrei farci un post su questo mar morto che sta morendo

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